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Italiani in Costa Rica
Home»economia»Origine e evoluzione del caffè, dall’Etiopia, al Centro America, alle nostre tavole

economia

Origine e evoluzione del caffè, dall’Etiopia, al Centro America, alle nostre tavole

AlfredoDi Alfredo25/06/2015Updated:28/07/2024Nessun commento5 Mins Read
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“Il caffè ci rende rigorosi, seri e filosofici“

(Jonathan Swift )

Secondo la leggenda Kaldi, un pastore etiope vissuto nell’ 850 d.c., fu il primo essere umano ad assaggiare il grano del caffè. Incuriosito dal fatto che le sue capre sembravano apprezzare il frutto rossiccio di un arbusto selvatico, e che anzi sembrava che dopo averne mangiato una certa quantità si comportassero in maniera più attiva del normale, provò ad assaggiarlo e ne portò una cesta ai monaci di un convento, perché lo esaminassero.

I monaci non avevano interesse per i poteri eccitanti dei grani, e li bruciarono, scoprendo così che l’aroma caratteristica sprigionata dai grani tostati avrebbe potuto essere la base di una buona bevanda calda corroborante.

Tra la leggenda di Kaldi e la nostra tazza di caffè trascorrono secoli di curiosità, tentativi ed esperimenti. Quando l’uso del caffè, dalla valle del Rift, culla dell’ umanità, passò allo Yemen e poi all’Arabia, già si dava il nome di kawa alla bevanda, a quanto pare per la somiglianza nel colore alla pietra santa della Mecca, chiamata appunto Kaaba. Gli etiopi diventerò devoti bevitori del caffè e ancora oggi lo servono con una elaborata cerimonia.

L’autorità religiosa islamica, a causa del disordine emozionale che il caffè pareva produrre nei suoi discepoli e del disturbo che le caffetterie sempre sovraffollate davano alla città, iniziò a dibattere sulla possibilità di proibirlo. I fedeli si dimostrarono poco propensi a rinunciare al caffè e l’editto di proibizione della bevanda venne immediatamente revocato, anche perché la presenza di caffetterie come luogo di incontro e scambio aveva raggiunto ogni piccolo quartiere della Turchia e nessuno era più in grado di rinunciare alla tazza di caffè.

Nel corso della sua storia, dalle prime caffetterie turche all’uso mondiale, sull’illegalità del caffè si discusse molte altre volte. Appena introdotto in Europa, alla Chiesa non parve lecito che i cristiani assaporassero la stessa bevanda degli infedeli, ma Papa Clemente VII era solito sorseggiare un caffè nelle riunioni con i suoi cardinali, e l’argomento venne abbandonato. Quando aprirono le prime caffetterie a Londra, le donne erano escluse e non potevano accedervi. Nel 1674 presentarono la Petizione delle Donne contro il Caffè, un manifesto che recitava: “abbiamo riscontrato in questi ultimi tempi una notevole decadenza a quel autentico vigore inglese … Mai gli uomini hanno usato pantaloni tanto grandi né han portato in essi meno eccitazione“. Ma gli uomini difesero il caffè, in contrapposizione, osservando senza mezzi termini  che l’abitudine di bere caffè contribuirebbe ad ” avere erezioni più vigorose, eiaculazione più abbondante” e che il caffè aggiungerebbe allo sperma “un’essenza spirituale”.

Il colpo di grazia arrivo con l’editto del re Carlo II, con cui si proclamava la chiusura delle caffetterie, che a suo giudizio si erano trasformate in centri di riunione di persone sfaccendate e infelici. A soli due giorni dalla proibizione delle caffetterie, le rivolte furono tante e tanto violente da costringere il sovrano a ritirare la decisione.

Venezia e Vienna furono le due porte da cui entro il caffè in Europa. A Venezia si riproducevano le abitudini dei mercanti che commerciavano con la Turchia, mentre per il caso di Vienna si trattò di una vera e propria combinazione. Quando i turchi invasero l’Europa, proprio a Vienna vennero messi in fuga ed abbandonarono nella fuga centinaia di sacchi di caffè. Un polacco, Franz George Kolschitzy, li recuperò e invento il caffè “alla viennese”, cioè colato anziché in infuso. Nella prima casa del caffè di Vienna, La Bottiglia Blu, aperta proprio da Kolschitzy, veniva servito un caffè particolarmente adatto ad ogni palato,perché addolcito con miele.

Se agli inizi il caffè veniva considerato un tonico e un medicinale, più tardi si iniziò a trasformarlo nel più diffuso digestivi del mondo. Nel 1720 si inaugura il caffè Florian, una vera e propria istituzione, frequentata nella storia da Lord Byron e Marcel Proust, da Richard Wagner e Fiodor Dostoevsky e dove ancora oggi possiamo assaporare una deliziosa tazza di caffè circondati da un arredamento da sogno.

Ironicamente, oggi il monopolio mondiale della produzione del caffè proviene dal centro e sud America, dove non era conosciuto finché gli europei non lo importarono in tempi relativamente recenti. In Costa Rica si produce uno dei migliori caffè del mondo, così in Brasile, così un Guatemala….

Amato dagli artisti, da Bach a Beethoven, da Swift a Voltaire, il caffè viene considerato un toccasana per alleviare la fatica e sovralimentare la mente, ed effettivamente possiede alcune proprietà eccitanti, alza la pressione e stimola il metabolismo. Alcuni studiosi del fenomeno di diffusione del caffè considerano la bevanda corresponsabile dello sviluppo intellettuale dell’era della ragione, avendo il caffè soppiantato bevande come il vino e la birra che fino ad allora venivano consumate in ogni momento della giornata.

Le caffetteria non erano taverne, ma locali piacevoli e luminosi dove si favoriva lo sviluppo letterario e artistico, si lasciavano a disposizione libri e si organizzavano incontri a tema di letteratura, scienza o economia.

La prima caffettiera viene creata in Francia nel 1800 dal farmaceutico Descroisilles: si trattava di due semplici contenitori metallici separati da un filtro. Da allora le evoluzioni sono state molteplici e ogni paese ha sviluppato sistemi e macchine tipiche per la preparazione del caffè, manuali, meccaniche, elettriche, a filtro, a colata e così via, ciascuno considerando ovviamente il proprio sistema e il proprio caffè il migliore del mondo.

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